CASTELLO DI PIETRAFITTA

Meridiane

Da sempre l'uomo ha cercato di misurare il tempo, prima con gli antichi gnomoni babilonesi ed egizi e poi con le meridiane greche e romane, per arrivare alle clessidre ed agli orologi portatili

L'uomo tenta da sempre di misurare il tempo. Per millenni però questa occupazione era prerogativa di una ristretta elite di sacerdoti-astronomi che, basandosi sull'interazione del movimento di Terra, Luna e Sole, si cimentavano in complessi esercizi di calcolo.La gente comune si accontentava del più semplice metodo osservativo: l'alba coincideva con l'inizio della giornata lavorativa ed il tramonto con la fine di essa. Basandosi sugli scritti dello storico Erodoto (V secolo A.C.) furono i Babilonesi, i Caldei e gli Egizi i primi a segnare lo scorrere del tempo mediante lo "gnomone", un semplice stilo la cui ombra proiettata a terra seguiva il movimento del sole segnando di conseguenza il trascorrere delle ore. Questi scienziati notarono inoltre che l'ombra dello gnomone era più corta a mezzogiorno per allungarsi sempre di più fino al tramonto del sole. Dopo lunga osservazione si resero conto che ogni 24 ore, a metà della giornata, la posizione dell'ombra variava leggermente: questa permise loro di individuare il solstizio d'estate (l'ombra era la più corta dell'anno) e quello d'inverno (l'ombra era la più lunga), di dividere l'anno solare in parti uguali e di compilare i primi calendari. Lo gnomone tuttavia non era uno strumento preciso, per cui i Caldei decisero di fissarlo ad una base piana di pietra sulla quale erano incise delle linee concentriche, o segni di altro tipo, attentamente collocate: era la prima "meridiana" o "quadrante solare", che rapidamente si diffuse in tutto il mondo antico. Su questo principio era basato il primo "orologio portatile" inventato nel XV A.C.secolo da alcuni scienziati egiziani: si trattava di semplici quadranti solari a forma di "T" configurati in modo che la barra più corta, leggermente rialzata, proiettasse l'ombra su quella più lunga, suddivisa da diverse tacche che indicavano le ore. Verso la metà del III secolo A.C., fu grazie ai Greci che i Romani scoprirono i quadranti solari: intorno al 260 A.C. essi conquistarono la città greca di Catania una delle cui meridiane venne trasferita nella capitale dell'Impero. Questa segnò per circa mezzo secolo le ore sbagliate perchè i Romani non si accorsero che gli orologi solari segnano "l'ora locale" e di conseguenza i loro quadranti dovevano essere "reimpostati" se trasportati altrove. Tale inconveniente non spense la popolarità della meridiana: pubbliche, private e di varie forme si diffusero nella città per i due secoli che seguirono. Ottaviano Augusto (figlio adottivo di Cesare), eresse in pieno Campo Marzio un obelisco egizio (attualmente collocato al centro di piazza Montecitorio) che era lo gnomone di un originale meridiana che proiettava la propria ombra sopra un'enorme quadrante di 180 metri per 80. Un'altra idea dei Romani fu quella di praticare un foro nella copertura di un edificio dal quale passava un fascio di luce che fungeva da gnomone: a seconda dell'ora del giorno la luce andava a cadere su un quadrante disegnato sul pavimento. Questo tipo di meridiana fu tramandata anche nei secoli successivi, soprattutto negli edifici religiosi. Tra i più celebri esempi arrivati fino ai nostri giorni, ricordiamo l'orologio solare disegnato sul pavimento del Duomo di santa Maria del Fiore a Firenze, progettato dall'architetto Filippo Brunelleschi; quello della chiesa di S. Petronio a Bologna, opera dell'astronomo Gian Domenico Cassini (XV secolo); quello del Duomo di Milano commissionato ad un gruppo di astronomi nel XVI secolo (il foro è aperto nella quinta navata di destra); quello visibile in piazza Vecchia a Bergamo Alta,costruito per rivalsa nei confronti di quello di Milano, caratterizzato da complesse indicazioni astronomiche alcune delle quali non sono ancora state decifrate. Le meridiane ebbero un momento di flessione dopo la caduta dell'Impero Romano, pur continuando ad essere diffuse nel mondo arabo e dal quale tra l' XI ed il XIII secolo furono riscoperte dai Crociati che le reintrodussero nell'occidente cristiano. Da allora e per centinaia di anni, i quadranti solari continuarono ad essere costruiti anche oltre il XVII, quando l'orologio meccanico aveva ormai preso il sopravvento. Tuttavia gnomoni e meridiane non furono i soli strumenti per misurare il tempo nell'antichità: gli Egizi idearono anche un orologio ad acqua o clessidra (dal greco "dedurre acqua") che in origine non era composta dai noti bulbi di vetro collegati tra loro da una strozzatura centrale attraverso la quale flitrano minuscoli granelli di sabbia, bensì da un vaso cilindrico graduato sull'interno e con il fondo forato dal quale fuoriusciva lentamente l'acqua. Per risolvere il problema della diversa velocità di deflusso dell'acqua man mano che il contenitore si svuotava, furono messe a punto due soluzioni: o le tacche graduate venivano disposte ad intervalli diversi oppure le pareti del vaso dovevano avere un'inclinazione calcolata in 70 gradi.

 


 

 


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